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In campagna con il mio vicino


di ciollavispa
15.12.2018    |    23.626    |    8 9.2
"Mi sento un brivido lungo la schiena e il mio fratellino si sveglia..."
Mi piace si, mi piace eccome il sesso. È la massima espressione del piacere che si possa provare. La massima espressione di impotenza che un uomo ha durante il punto di irreversibilita', ovvero il momento in cui tutto si scatena, il respiro si fa più intenso, gli occhi si chiudono e non puoi far più nulla, non ti puoi arrestare e devi obbligatoriamente scaricare il succo delle tue palle, che sia una bocca, una mano, un culo o una figa, in quel momento non ti puoi fermare e diventi disarmato e consapevole del fatto che sei schiavo del tuo piacere e del tuo cazzo. Già da piccolo avevo capito che sarebbe stato quel cosino che avevo in mezzo alle gambe e che si copriva sempre più di timidi ciuffetti di pelo nero ad essere uno dei miei più instancabili amici e che sarebbe stato lui a farmi compagnia ogni qual volta la routine avrebbe reso ogni giorno la copia di quelli precedenti. La mia infanzia è stata caratterizzata da una vita vissuta lontano dal centro abitato, le case di campagna avevano la fortuna di farti vivere in un mondo più salutare e sicuro ma di contro rendevano la monotonia un arma che lentamente ti dilaniava dentro. Un pomeriggio, ormai stanco di vivere in quelle 4 mura di casa e del giardino dissi a mia mamma che sarei andato a fare un giro per la campagna e che sarei tornato prima che facesse buio. Le dovute raccomandazioni, la promessa di ritornare presto e di non allontanarmi troppo, avevano dato inizio a quello che in breve tempo era diventata la nuova routine, questa volta però era qualcosa che mi piaceva e che piano piano faceva uscir fuori la mia sessualità, il mio stile di vita. Avevo 13 anni e quelle mie escursioni in campagna mi facevano vivere emozioni davvero forti. Scoprire nuovi paesaggi, nuove piante e fiori, nuovi animali, era qualcosa che mi riempiva gli occhi di stupore e di gioia. Ricordo che tutte le mie passeggiate si concludevano in una bella pugnetta che mi tiravo prima di tornare a casa. Mi spogliano nudo e sfregavo il mio cazzo contro la corteccia degli alberi o sull'erba, mimavo i gesti di una scopata, ma non immaginavo di mettere il cazzo in una figa, immaginavo di metterlo dentro una bocca dalle labbra ricoperte da un bel paio di baffi o da un culo peloso di un uomo più grande di me.
Quando le giornate di maggio iniziavano a farsi più calde, appena ero lontano da casa mi spogliavo completamente, con il cazzo e le palle penzolanti, camminavo lungo i sentieri, mi arrampicavo sulle rocce e ogni volta che allargavo le gambe, sentire il fresco nel mio culetto mi faceva salire un brivido che dal perineo risaliva lungo l'asta fino al buchetto della cappella.
Avevo scoperto che il mio stile di vita sarebbe stato quello del naturista, si naturista ma quello porco che potendo avrebbe tenuto sempre duro il cazzo, 24 ore su 24.
Mi eccitava stare nudo in giro, mi stendevo al sole e giocavo con il cazzo, a volte quando dovevo pisciare ricordo che chiudevo il prepuzio e facevo in modo che tutta la cappella si circondasse di quel liquido giallo per poi aprire le dita e vedere il piscio che colava sulle mie mani e sulle palle.
Ogni giorno erano almeno 3 sessioni di pugnette, sborravo su tutto quello che avevo di fronte.
Con il passare degli anni fortunatamente la zona nella quale mio papà aveva costruito la nostra casa aveva iniziato ad essere meta di altri nuclei familiari che avevano scelto la vita bucolica per far crescere i propri figli, o chi, come il signor Enrico e la signora Laura, avevano deciso di passare gli ultimi anni di vita. Ricordo ancora come il signor Enrico, inizialmente mi aveva dato l'impressione di essere un tipo molto severo e burbero. Dietro i sui 76 anni, il viso segnato da una vita fatta di lavoro e da una barba lunga ma curata, una pancia parecchio prominente e piena di pelo, invece si nascondeva un uomo davvero simpatico e gentile. Ho fatto subito amicizia con lui, nonostante la differenza di età mi trovavo davvero bene. Un giorno parlando del più e del meno, davanti una bella tazzina di caffe, gli parlai delle mie lunghe passeggiate in campagna e che mi piaceva scoprire quei luoghi che circondavano le nostre abitazioni.
" Se non fosse per tutti questi acciacchi verrei davvero volentieri con te a fare una passeggiata."
"Signor Enrico mica dobbiamo arrivare in paese o abbiamo degli orari, ci facciamo un giretto e torniamo subito."
" Figliolo va bene ma non ci allontaniamo troppo."
" Ok forza su su andiamo."
Comunichiamo alla signora Laura la nostra uscita e che saremmo ritornati presto. Decido di prendere i sentieri pianeggianti lungo il bosco, questo per evitare di creare maggiori sforzi al povero Enrico.
" alla tua età anche io mi divertivo a fare queste lunghe passeggiate, mi piaceva fermarmi e osservare ogni cosa."
Nei suoi racconti sento tanta nostalgia ma anche tanta gioia nel fare di nuovo quello che ormai da anni non faceva più.
" Mi devo fermare un attimo, alla mia età purtroppo non posso trattenerla per troppo tempo."
Così dicendo, si gira leggermente e aprendosi la patta, tira fuori una bella sciabola che sarà stata lunga almeno 10 cm, la scappella un paio di volte e via con un getto giallo scuro e soprattutto spesso e duraturo. Ha un buco sulla cappella grosso dal quale esce un flusso di urina maggiore rispetto il mio.
" Mi mi sa che mi fermerò più di una volta durante la nostra passeggiata."
" Si figuri non ci sono problemi."
La visione di quel cazzo mi ha davvero destabilizzato. All'epoca non avevo mai visto da così vicino un cazzo di un uomo maturo. Mi sento un brivido lungo la schiena e il mio fratellino si sveglia. Facciamo altri 10 minuti di tragitto è nuovamente si ferma.
" Mi spiace ma devo farla di nuovo."
" anche io signor Enrico."
Così dicendo mi calo i pantaloni e le mutande al ginocchio, mi giro verso Enrico che nel frattempo armeggiava con la zip del pantalone e inizio a masturbarmi il cazzo fino a quando non iniziano i miei fiotti di piscio. Da come sono messo lui riesce a vedere il mio ed io riesco a vedere il suo membro. Mentre piscio guardo i suoi movimenti. Siamo quasi di fronte e stavolta lui non estrae solo la minchia, ma anche due belle grosse palle che soppesa prima di iniziare una serie di apri e chiudi apri e chiudi del prepuzio. Il suo cazzo è ricoperto da una quantità di pelle in eccesso che penzola dalla cappella. Inizia una lenta sega, sega che gli fa diventare barzotto il suo pisello e dal quale inizia ad uscire qualche schizzo di urina.
" che belli erano i tempi della mia gioventù, penso che anche tu durante queste passeggiate te la meni una bella pugnetta come lo facevo anch'io alla tua età."
" una? Signor Enrico, io me ne faccio anche tre ogni volta."
Rispondo in maniera scherzosa e con il sorriso di chi sa di aver detto la verità mascherata da una goliardica menzogna.
"Figliolo io ancora oggi me la faccio a mano una volta al giorno"
Nel frattempo entrambi abbiamo finito di pisciare ma nessuno ha rimesso dentro i pantaloni e le mutande il proprio cazzo anzi, continuiamo a tenerlo in mano mentre si ingrossano sempre di più. Ci guardiamo negli occhi senza dire niente e le nostre mani sono sempre più audaci e frettolose, le cappelle che prima erano scoperte poco più del buco dell'uretra ora sono sempre più lucide e gonfie, sono ormai completamente libere da qualsiasi membrana, si aprono e si chiudono e i cazzi svettano sempre più fieri ed eroici verso l'alto.
Enrico si sbottona cinta e calzoni che scendono verso il basso insieme al suo slip bianco, ora posso contemplare quei 20 cm di carne rosa coperta da una foresta di peli lunghissimi e dal colore bianco candido. Ha due palle grosse come mai viste prima. Anche io abbasso i miei indumenti e mi masturbo di fronte lui. Non ci diciamo nulla ma ci guardiamo negli occhi. I nostri movimenti si fanno sempre più veloci mentre pian piano ci avviciniamo. Ormai i nostri cazzi si sfiorano, si avvicinano così tanto che ormai entrambe le cappelle si sfiorano. Appena si toccano entrambi i nostri corpi sussultano e dai nostri buchini escono due piccole gocce che unendosi lubrificano i nostri membri
Li schiacciamo e i nostri frenuli si sfragano, si massaggiano l'un con l'altro fin quando preda dell'eccitazione mi abbasso e con la punta della lingua inizio a leccare tutto il suo cazzo. Raccolgo il mio umore misto al suo e mi preparo a pomparlo bene, ogni tanto stringo i denti lungo la corona della sua cappella. Le mie mani intanto accarezzano le sue gambe e risalgono su verso quella caverna di fuoco e pelo che si trova al centro del suo culo. Accarezzo con l'indice il suo buco che è caldo e vibrante.
Inserisco un dito mentre sento la sua cappella sbattere contro la mia gola. Inserisco anche il medio. Ora sono due le dita dentro il suo culo, è eccitato e lo vedo dalla grande quantità di umore che esce fuori dal suo forellino. Ogni volta che massaggio la sua prostata dal cazzo escono sempre più grandi quantità di nettare aspro ma decisamente gustoso. Mi alzo e lo giro di spalle. Sputo sul mio cazzo e lo avvicino al suo culo. Alzo la camicia e lo spettacolo di quel culo peloso e grosso mi fa impazzire. Lo faccio piegare leggermente e avvicino la cappella al suo ano. La faccio scorrere su e giù e la struzzo bene in modo che la quantità sufficiente di liquido caschi sul suo buchetto e lo lubrifichi bene. In un colpo secco entro dentro lui. Un primo lamento di dolore si trasforma in un gemito di passione sempre più frequente. Sto scopando il culo burroso di un 76venne che non immaginavo fosse così maiale. Afferro il suo cazzo e le sue palle, le massaggio e le tengo in mano accarezzandole a volte e strizzandole altre. Lo masturbo e ad ogni affondo più violento, la mia cappella massaggia la sua prostata ed escono piccoli schizzi di gelatina dal suo cazzo. Gli sto tirando una pugnetta con tanta forza che sento il suo frenulo tirarsi sempre di più. La mia minchia in quel tepore diventa sempre più grossa e pronta ad esplodere. Non vorrei per nessuna ragione tirarla fuori e far sì che il mio seme venga sprecato. Senza dirgli nulla i miei affondi di reni si fanno più violenti è un urlo liberatorio mi fa sburrare dentro Enrico. Da parte sua lui mi afferra dai fianchi e mi spinge ancora più dentro. Il cazzo rimane li fin quando spostandosi non esce fuori con qualche rivolo di seme. Lui ha ancora il cazzo duro e sento che vuole sborrare. Mi chino e con la lingua sotto il suo frenulo lo blocco. Non deve muoversi e altrettanto farò io. Sarà la mia lingua che porterà il vecchio ad un orgasmo mai visto. Lo massaggio prima delicatamente e poi sempre più veloce fin quando come una fontanella iniziano i primi sui schizzi che riempiono la mia bocca. Non ingoio ma stringo la sua cappella in bocca e succhio sempre più forte. Voglio che dentro i suoi coglioni non rimanga nemmeno una goccia di seme.
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